Un omaggio alla Resistenza del Mezzogiorno - Joseph Beuys
Estratto video di un’intervista privata di Joseph Beuys prodotta da Lucio Amelio in occasione dell’allestimento della mostra Capri Batterie di Beuys alla Galleria Lucio Amelio, ottobre 1986. L’intervista è interamente contenuta all’interno del film Lucio Amelio di Nicolangelo Geloromini, 2023.
Si ringraziano Mario Franco e RAI Radiotelevisione italiana. Courtesy collezione privata della famiglia Amelio.

diariodidaria #2
25 aprile 2025
“Nel settembre ’71 io e Beuys ci incontrammo a Heidelberg in occasione di un convegno contro il mercato dell’arte. Io, che ufficialmente faccio il mercante d’arte, il gallerista, ero e sono contro il mercato dell’arte. Ma a proposito della domanda “gallerista” io parlo di coloro – mercanti d’arte, privati, critici – che utilizzano il lavoro che noi facciamo (senza pensare ai soldi, ahimè, o pensandoci dopo e poco) e che pensano soltanto a guadagnare rovinando così il mercato. Ad ogni modo il momento di piena coscienza è coinciso con l’arrivo di Beuys. Perché Beuys queste cose le stava teorizzando proprio in quegli anni. Egli era un artista che aveva già creato decine di migliaia di fantastici disegni, aveva fatto delle sculture pazzesche. Quando ho conosciuto Beuys egli era un grande artista che però stava incominciando a dire: “Io non ho nulla a che fare con il mondo dell’arte”. Egli dichiarava questo. Perché? Perché ne aveva riconosciuto i limiti. Sentiva che il fatto di produrre degli oggetti aveva dei limiti.” (Lucio Amelio)
Inizia nel 1971 l’amicizia tra Amelio e l’artista Joseph Beuys, il quale al primo incontro col napoletano accetta il suo invito di passare qualche giorno insieme, con la compagnia della moglie Eva e dei figli Wenzel e Jessica. “Corro in agenzia, compro i biglietti per tutti e voliamo a Napoli: così inizia la mia vita con Beuys.” I due si sposteranno quindi a Villa Ercolano a Capri, ospiti di Pasquale e Lucia Trisorio, dove il Beuys si occuperà principalmente di botanica, sua grande passione. Da sempre interessato al dibattito politico, Beuys si era arruolato nell’aviazione durante la Seconda Guerra Mondiale, andando però incontro ad un incidente nel marzo del 1944, precipitando in Crimea e venendo curato da un gruppo di nomadi tartari che avrebbero utilizzato per aiutarlo delle antiche tecniche di guarigione, ungendolo di grasso e coprendolo con delle coperte di feltro. Sebbene si tratti probabilmente di una leggenda, riportata solamente in alcuni passi autobiografici, l’artista per tutta la vita ricorderà l’episodio per rivendicare il suo ruolo di sciamano, soprannome con cui sarà conosciuto, utilizzando spesso i materiali con cui era stato salvato.
Negli anni ’70 Beuys aveva smesso di produrre nuove opere e si era posizionato in una linea nettamente antiamericana, rifiutando di esporre per Leo Castelli. Non appena si erano conosciuti Amelio aveva proposto all’artista di organizzare una sua personale presso la sua galleria, tuttavia Beuys continuava a rifiutare sostenendo di non saper più produrre nulla. Tuttavia, qualche mese dopo il loro incontro, il 13 novembre 1971 Joseph Beuys esordisce alla Modern Art Agency con La Rivoluzione siamo Noi (1971) primo grande capitolo di quello che sarà un vero e proprio Ciclo sull’opera di Beuys, che terminerà nel 1985 con la realizzazione di Capri Batterie, un vero e proprio testamento poetico pochi mesi prima della morte di Beuys. avvenuta nel gennaio del 1986. A quarant’anni dalla produzione di questa intervista, nonché oggi a ottanta dalla Liberazione dell’Italia dal Fascismo, risultano ancora attualissime le parole di Beuys, qui pubblicate insieme a Alcune richieste e domande sul Palazzo nella testa umana, testo da lui prodotto il 16 aprile del 1981 per il quotidiano di Napoli Il Mattino, la cui pubblicazione mai avverrà poiché ritenuto sovversivo. Il testo verrà infine pubblicato in M. Bonuomo (a cura di), Warhol-Beuys. Omaggio a Lucio Amelio. Catalogo della mostra (Milano, 16 novembre 2007 – 30 marzo 2008), Edizioni Gabriele Mazzotta, Milano, 2007.
Daria TDA
La gente del Mezzogiorno è per me il simbolo del popolo. L’idea di popolo non c’è più negli altri Paesi d’Europa dove è stata distrutta dall’americanizzazione, dall’industrializzazione o dal profitto egoistico. Trovo che nel Mezzogiorno c’è ancora l’idea del popolo. Ecco perché amo tanto questo popolo, e quando nell’ultima guerra per la prima volta sono venuto a Napoli, mi sono subito detto: sono arrivato a casa! Questa è la mia patria.
Joseph Beuys, 1986